LETTERA APERTA PUBBLICATA SUL QUOTIDIANO L'ECO DI BERGAMO.
Egregio Direttore,
Le chiedo cortesemente ospitalità perché sento il dovere di prendere posizione in merito al contenuto dell’articolo “Anziani nella casa high-tech? Più autonomi, ma anche più soli”, firmato da Massimo Centini e pubblicato il 26 luglio scorso.
Personalmente sono impegnato in una iniziativa etica denominata “Tecnologicamente Abili” e promossa dall’Associazione “Diversi Dagli Uguali”, una Onlus fondata da un amico “speciale”, di nome Andrea Ferrari, che sta pregevolmente aggregando, tramite il web, oltre un centinaio di persone costrette a vivere, per volere del destino, in condizioni di autonomia limitata.
Sul fronte lavorativo sono titolare di LivingTECH, uno Studio Associato di Professionisti che si sono specializzati nel campo della Domotica e che hanno assunto, come missione comune, l’impegno di progettare, implementare e promuovere applicazioni concrete e accessibili che consentano di fruire delle tecnologie per migliorare la qualità della vita negli ambienti antropizzati.
Pertanto, disabili e persone anziane, unitamente a familiari e a coloro i quali sono impegnati nella loro assistenza, rappresentano per noi un fondamentale centro di attenzione e rispetto, nonché un prioritario bacino di utenza in cui le tecnologie domotiche possono davvero fare “miracoli”.
Purtroppo la comunicazione modesta e fuorviante operata dai media e dagli stessi operatori del settore crea spesso disinformazione che danneggia o vanifica il nostro impegno e gli sforzi profusi per dare visibilità alle reali e straordinarie opportunità offerte oggi dal panorama tecnologico.
Senza voler qui mettere in dubbio reputazione e stima del giornalista Centini, mi sento obbligato a contraddirlo su alcuni contenuti esposti e sulle riflessioni sviluppate nell’articolo in oggetto.
L’articolo esordisce con un’affermazione che immagino avrà fatto quantomeno sorridere gli addetti ai lavori: “Entro una trentina d’anni sarà possibile realizzare un sistema centralizzato di controllo che garantirà agli anziani una casa a loro misura, …”.
In uno scenario tecnologico in continuo divenire quale quello attuale (in particolare nel comparto elettronico), dove alcune rilevanti innovazioni si presentano addirittura con cadenza semestrale, prevederne l’evoluzione in una finestra temporale allargata di trent’anni sembra francamente solo un esercizio fantasioso.
I lettori, soprattutto quelli anziani che forse non potranno godere ancora di una trentennale prospettiva di vita, devono invece sapere che quanto accennato è oggigiorno già disponibile e realizzabile.
Le tecnologie, anche se in costante evoluzione e perfezionamento, sono già mature e fruibili.
Domotica, telecontrollo, teleassistenza, telesoccorso e telemedicina hanno già restituito a molte persone anziane o disabili (e a costi ragionevoli) la dignità, la serenità e la piacevolezza di vivere.
La perdita di autonomia dovuta all’età avanzata è scritta nei cieli e costituisce un serio problema, oltre che individuale e familiare, anche sociale.
Istituzioni pubbliche e private sono attive nel sociale con ingenti risorse economiche, offrendo opportunità che però, quando riguardano le tecnologie domotiche, troppo spesso non vengono colte solo per disinformazione e impreparazione culturale.
I medici ci insegnano che dall’impossibilità di svolgere autonomamente attività che hanno da sempre costituito la quotidianità di un individuo può derivare anche una profonda perdita di autostima, che alle già gravi problematiche legate alla fisicità aggiunge turbe psicologiche e stati depressivi, rendendo così ancora più lungo e complesso il percorso riabilitativo.
Quindi, la badante non può essere la soluzione ottimale alla perdita di autosufficienza.
Purtroppo, non di rado la badante non è neanche la soluzione alla solitudine sofferta da molti anziani.
La questione non è chiedersi se barattare l’autonomia con la compagnia, perché è legittimo, opportuno e doveroso cercare di salvaguardarle entrambe.
Con l’avvento delle tecnologie la badante rischia solo di confinarsi in un ruolo più umano, prezioso e dignitoso.
Personalmente riesco a percepire e trasmettere calore umano e a condividere la quotidianità anche quando sono collegato con mia madre in audio/video su Skype, che non è certo un sistema altamente tecnologico o sofisticato.
Invito chiunque per un approfondimento iniziale dei temi trattati a visitare i siti www.hidom.it e www.livingtech.it e ringrazio per lo spazio riservatomi.
Con cordialità
Riccardo Comper
>>> Scarica articolo
Egregio Direttore,
Le chiedo cortesemente ospitalità perché sento il dovere di prendere posizione in merito al contenuto dell’articolo “Anziani nella casa high-tech? Più autonomi, ma anche più soli”, firmato da Massimo Centini e pubblicato il 26 luglio scorso.
Personalmente sono impegnato in una iniziativa etica denominata “Tecnologicamente Abili” e promossa dall’Associazione “Diversi Dagli Uguali”, una Onlus fondata da un amico “speciale”, di nome Andrea Ferrari, che sta pregevolmente aggregando, tramite il web, oltre un centinaio di persone costrette a vivere, per volere del destino, in condizioni di autonomia limitata.
Sul fronte lavorativo sono titolare di LivingTECH, uno Studio Associato di Professionisti che si sono specializzati nel campo della Domotica e che hanno assunto, come missione comune, l’impegno di progettare, implementare e promuovere applicazioni concrete e accessibili che consentano di fruire delle tecnologie per migliorare la qualità della vita negli ambienti antropizzati.
Pertanto, disabili e persone anziane, unitamente a familiari e a coloro i quali sono impegnati nella loro assistenza, rappresentano per noi un fondamentale centro di attenzione e rispetto, nonché un prioritario bacino di utenza in cui le tecnologie domotiche possono davvero fare “miracoli”.
Purtroppo la comunicazione modesta e fuorviante operata dai media e dagli stessi operatori del settore crea spesso disinformazione che danneggia o vanifica il nostro impegno e gli sforzi profusi per dare visibilità alle reali e straordinarie opportunità offerte oggi dal panorama tecnologico.
Senza voler qui mettere in dubbio reputazione e stima del giornalista Centini, mi sento obbligato a contraddirlo su alcuni contenuti esposti e sulle riflessioni sviluppate nell’articolo in oggetto.
L’articolo esordisce con un’affermazione che immagino avrà fatto quantomeno sorridere gli addetti ai lavori: “Entro una trentina d’anni sarà possibile realizzare un sistema centralizzato di controllo che garantirà agli anziani una casa a loro misura, …”.
In uno scenario tecnologico in continuo divenire quale quello attuale (in particolare nel comparto elettronico), dove alcune rilevanti innovazioni si presentano addirittura con cadenza semestrale, prevederne l’evoluzione in una finestra temporale allargata di trent’anni sembra francamente solo un esercizio fantasioso.
I lettori, soprattutto quelli anziani che forse non potranno godere ancora di una trentennale prospettiva di vita, devono invece sapere che quanto accennato è oggigiorno già disponibile e realizzabile.
Le tecnologie, anche se in costante evoluzione e perfezionamento, sono già mature e fruibili.
Domotica, telecontrollo, teleassistenza, telesoccorso e telemedicina hanno già restituito a molte persone anziane o disabili (e a costi ragionevoli) la dignità, la serenità e la piacevolezza di vivere.
La perdita di autonomia dovuta all’età avanzata è scritta nei cieli e costituisce un serio problema, oltre che individuale e familiare, anche sociale.
Istituzioni pubbliche e private sono attive nel sociale con ingenti risorse economiche, offrendo opportunità che però, quando riguardano le tecnologie domotiche, troppo spesso non vengono colte solo per disinformazione e impreparazione culturale.
I medici ci insegnano che dall’impossibilità di svolgere autonomamente attività che hanno da sempre costituito la quotidianità di un individuo può derivare anche una profonda perdita di autostima, che alle già gravi problematiche legate alla fisicità aggiunge turbe psicologiche e stati depressivi, rendendo così ancora più lungo e complesso il percorso riabilitativo.
Quindi, la badante non può essere la soluzione ottimale alla perdita di autosufficienza.
Purtroppo, non di rado la badante non è neanche la soluzione alla solitudine sofferta da molti anziani.
La questione non è chiedersi se barattare l’autonomia con la compagnia, perché è legittimo, opportuno e doveroso cercare di salvaguardarle entrambe.
Con l’avvento delle tecnologie la badante rischia solo di confinarsi in un ruolo più umano, prezioso e dignitoso.
Personalmente riesco a percepire e trasmettere calore umano e a condividere la quotidianità anche quando sono collegato con mia madre in audio/video su Skype, che non è certo un sistema altamente tecnologico o sofisticato.
Invito chiunque per un approfondimento iniziale dei temi trattati a visitare i siti www.hidom.it e www.livingtech.it e ringrazio per lo spazio riservatomi.
Con cordialità
Riccardo Comper
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